Il linguaggio musicale: uno strumento potente
Il linguaggio non è un semplice mezzo di riproduzione del reale, ma strumento potente partecipe alla sua costruzione e al suo modellamento: è con questa premessa che vogliamo introdurre l’argomento di oggi.
“La parola è un grande sovrano” affermava il filosofo Gorgia: una forza per mezzo della quale i pensieri non vengono semplicemente espressi, ma anche influenzati, trasformati, creati. Non uno specchio che riproduce in maniera fedele l’oggettività delle cose, ma superficie in grado di alterare ciò che vi si riflette.
La nostra percezione del mondo, i nostri pensieri, le nostre emozioni sono determinati dalla forza di questo potente strumento, di cui spesso ci sentiamo i padroni assoluti. Pensiamo di poterlo modellare a nostro piacimento, senza renderci conto di quanto, in realtà, siamo influenzati dalla sua concretezza.
Come affermava Martin Heidegger:
“L’uomo si comporta come se fosse il modellatore e il padrone del linguaggio, mentre in effetti il linguaggio resta il padrone dell’Uomo.
Per questa ragione, i messaggi che attraverso il linguaggio vengono trasmessi non sono mai neutrali. Così come un cartello stradale che con il suo significato specifico indirizza verso la giusta direzione, le parole portano con sé una responsabilità. Una responsabilità che riguarda anche chi le pronuncia.
Al giorno d’oggi, una parte del linguaggio nelle canzoni trap/hip hop/rap sembra ignorare questo importante dovere. In un contesto in cui la violenza di genere è un problema dilagante, numerosi brani musicali – che avrebbero la possibilità di indirizzare verso la direzione giusta – scelgono di indicare quella più sbagliata.
Sessismo, rabbia, odio, violenza come indice di passione, donne sminuite, svilite, ridotte ad un semplice oggetto del piacere maschile: sono questi i temi ricorrenti di alcune delle canzoni dei principali artisti del mondo musicale odierno. Temi che, pur non costituendo la causa diretta degli atteggiamenti misogini, contribuiscono in maniera significativa alla loro perpetuazione e rafforzamento.
Un panorama particolarmente preoccupante se rapportato a un altro dato fondamentale: l’età di coloro che maggiormente usufruiscono di tali brani. Un pubblico ancora troppo giovane per poter essere dotato di una mente sufficientemente formata e critica per scindere tra una piacevole sonorità del brano e un contenuto nocivo. Anzi il brano diventa modello d’esperienza, contenuto formativo che riempie quella mente ancora in fase di sviluppo.
L’educazione non passa esclusivamente attraverso i valori impartiti dalla famiglia, ma come affermava Walter Lippmann è l’intero sistema dei media che esercita su noi un’influenza potente. Fiabe, testi scolastici, immagini cinematografiche, romanzi, quadri e, oggi, anche brani musicali costituiscono un grande complesso educativo che semina, nel corso della vita di ciascuna e ciascuno, determinati preconcetti.
A questo si aggiunge l’aggravante che gli autori di tali brani vengono, spesso, presi come modelli di riferimento da parte di ragazze e ragazzi: il “fascino” che esercitano amplifica l’influenza delle loro parole, rendendo ancora più potente il messaggio che trasmettono.
Potenza in sé del linguaggio, autorità di queste figure nella vita delle e degli adolescenti, contenuti sbagliati diventano la ricetta perfetta per la creazione di una realtà distorta, di quell’immaginario su cui la violenza e la disuguaglianza si fondano.
Se cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, è solo modificando gli addendi stessi che è possibile giungere a un nuovo esito: considerando il seguito che hanno gli artisti e i problemi che persistono nella nostra società, con un’attenzione maggiore al contenuto di ciò che viene proposto, la musica potrebbe diventare uno strumento di riflessione e cambiamento.
È quello che si propone di fare il progetto ideato dalla Dott.ssa Lisa Mastrangelo, pediatra foggiana, che insieme alle sue colleghe e ai suoi colleghi ha lanciato un’iniziativa per riflettere sull’impatto della musica sul mondo giovanile. Il progetto propone un confronto tra i testi del grande cantautorato italiano e quelli della scena trap contemporanea, con l’intento di sensibilizzare sulla responsabilità dei messaggi musicali.
Amore, rispetto, gentilezza, empatia, altruismo: sono questi i valori che, in un mondo dove l’odio, la sottomissione e la discriminazione dilagano a vista d’occhio, devono essere normalizzati anche attraverso la musica.
Perché se dobbiamo paragonare le parole di un brano musicale a cartelli stradali dotati di un proprio significato capaci di indicare la via da intraprendere tra “perché sei un essere speciale e io avrò cura di te” e “ti piace solamente quando divento violento”, sarà certamente il primo a rappresentare la direzione giusta, quella dell’amore.