Marlene Corvaro, studentessa dell’Università di Macerata, ha raccolto 50 testimonianze di giovani donne, soprattutto studentesse UNIMC, che hanno subito catcalling e/o molestie a Macerata. E il numero fa impressione, perché accadono in una città relativamente grande come Macerata.
Ma leggendo le varie testimonianze, ci rendiamo conto di diversi fil rouge: gli episodi di catcalling non sono isolati e sporadici, ma quotidiani, ripetuti.
La cultura della la colpevolizzazione della vittima (ne abbiamo parlato in questo articolo) è ancora troppo forte nella società in cui viviamo, perciò è ancora nostro dovere specificare ciò che non dovrebbe essere specificato:
Che non tutte le molestie, i pedinamenti, i catcalling avvengono di notte. Molto spesso succedono di giorno, non lontano dagli occhi delle persone in strada. E le vittime non sono praticamente mai “svestite”, come si è soliti credere.
La cultura del “se l’è cercata”, “se giri in minigonna, cosa pretendi?”, “non puoi lamentarti se eri ubriaca”; “se va in giro di notte da sola di chi è la colpa?” non regge più. Ma ciò a cui assistiamo è questa realtà, fatta di donne costrette a correre per allontanarsi. Donne costrette a ripetere “no, no”. A fare giri vuoti, a cambiare strada. A nascondersi. A chiamare amici. Molte di queste testimonianze (ne abbiamo messo alcune) sono stupri evitati per poco, per un pizzico di “fortuna” in più.
Dall’uomo che in centro mostra i genitali, a un altro che lecca una guancia a una ragazza, dai pedinamenti fin dentro ai palazzi, agli insulti e ai palpeggiamenti: è un racconto di paure e traumi quello che viene fuori da questa raccolta, che potrebbe aiutare a sensibilizzare su un tema quanto mai urgente.
“Tornando a casa a mezzanotte (quindi neanche troppo tardi), nella discesa tra Corso Cavour e il Terminal un ragazzo, che stava andando in bici, passa, mi guarda e mi fischia male, con fare viscido e appiccicoso. Io accelero il passo per arrivare il prima possibile e sento che questo rigira e accelera per venirmi dietro. Non ti nego che ho avuto abbastanza paura e ho iniziato a correre forte (mancavano pochi metri al portone di casa) quindi ho aperto in fretta e mi sono catapultata sulle scale del mio palazzo.”
“Quattro di pomeriggio, Viale Trieste. Sto camminando e un tipo in macchina mi si avvicina e mi urla qualcosa che non capisco bene perché ho le cuffie. Questo si ferma a bordo strada e mi fissa così io accelero il passo e inizio a guardarmi intorno sperando di incrociare qualcuno che mi facesse sentire più tranquilla. Bene, ho commesso “l’errore” di guardare un signore sui cinquanta per più di cinque secondi che emozionandosi si avvicina e inizia a fare apprezzamenti non richiesti e a chiedermi insistentemente di uscire con lui.”
“Ne avrei tremila da raccontare. Penso che soprattutto l’anno scorso in media ho ricevuto una molestia al giorno.”
“Tragitto da Corso Cavour. […] già mi era capitato di notare un uomo abbastanza grande di età, che faceva “apprezzamenti” molto raccapriccianti semplicemente se gli passavi davanti. In ogni caso, quella sera ero da solx e decisi di fermarmi alle macchinette per prendere qualche snack. Non ebbi nemmeno il tempo di uscire che questo tipo entrò lì dentro e come prima cosa mi disse “Ti prego non scappare, voglio solo fare una chiacchierata”. L’istinto mi disse di fingermi unx studentx Erasmus, quindi iniziai a parlargli in inglese, a dirgli che dovevo tornare a casa perché il giorno dopo sarei dovutx ripartire per tornare nel mio paese, ma lui non si voleva staccare. Alla fine, dopo una buona mezz’ora passata a cercare di scollarmelo, sono riuscitx ad andare via mollandogli un indirizzo e-mail falso. Tuttavia, mentre mi stavo allontanando, ricordo che lui ha urlato “Brutta put***, se ti rivedo ti sco** in strada”.”
“Zona Fontescodella […] Era notte? No, era pieno pomeriggio. Cosa ho provato? Paura, disagio e spavento. Ero sola e tornando a casa ero al telefono. Ad un certo punto, da una delle entrate al Parco di Fontescodella, esce un ragazzo sulla trentina d’anni, senza maglia, che inizia a cambiare il percorso in base ai miei spostamenti. Per ben tre volte, decide di attraversare e cambiare il marciapiede in base a dove mi trovassi. Impaurita decido di tornare indietro e risalire su Viale Trieste. Mentre mi volto per andarmene lui inizia ad urlarmi contro (dialogo che non ho ascoltato perché ero con le cuffie). Nel frattempo, esce un altro signore dal parco che, guardandomi, probabilmente capisce la mia situazione di spavento ma non interviene. Io decido si andarmene e il ragazzo non mi segue. Spaventata, sono tornata a casa stando al telefono e facendo un itinerario diverso. Sai cosa indossavo? Pantaloni lunghi e maglietta a maniche corte accollata.”
“[…] un uomo si è avvicinato chiedendoci insistentemente di stare con noi e mi ha tirata dalla spalla. […] qualche settimana fa ero andata in stazione verso le 13:30 e per due volte di seguito degli uomini mi hanno urlato delle cose dal finestrino, di cui uno su un furgoncino bianco che immagino stesse svolgendo il suo lavoro. Mi è capitato altre volte mentre cammino di sera da sola, soprattutto nella zona del viale sopra i giardini. Solitamente avviene da parte uomini in auto o gruppi di ragazzini. Per sfatare luoghi comuni ci tengo a precisare che solo un’esperienza di quelle che ho descritto è avvenuta con un extracomunitario. E che tutte queste volte il mio abbigliamento non era particolarmente appariscente, non che in caso contrario la cosa possa giustificare le molestie. Lo preciso solo per far capire che può succedere a chiunque solo per il semplice fatto di essere una ragazza.”
“Stavo con una vecchia amica in un bar di piazza Mazzini, avevo notato un uomo che mi fissava e mi inquietava ma volevo far finta di niente. Ci siamo alzate per pagare e lui ha fatto un commento su di me […]. Ci è passato davanti e mi ha fatto un gesto con la lingua, io ero terrorizzata.”
“Qualche settimana fa sono uscita di corsa sotto casa perché dovevo spostare la macchina, era primo pomeriggio, faceva un caldo assurdo e quindi sono uscita con un vestito leggero. Nel dirigermi lungo via Trento un tizio in un furgone mi ha suonato il clacson e mi ha mimato il gesto ed urlato “vuoi scop***?!”…l’ho mandato a quel paese, macchine dopo uguale mi hanno suonato e fischiato.”
“[…] era settembre in pieno giorno. Vado verso corso Cavour, e sulla destra passo davanti ad un bar e vengo approcciata da questo ragazzo extracomunitario che mi inizia a chiedere “come ti chiami, di dove sei, ce l’hai il fidanzato?”. Io rispondo in modo sbrigativo “sto tornando a casa, sono di fretta, non sono interessata”. Inizio a camminare per andarmene via e questo ragazzo invece insiste, e mi segue. Ad una certa, inizio ad essere accerchiata da dei suoi amici. Inizio a percepire il pericolo, iniziano a fischiarmi, a chiamarmi tr**a e con fischi. […] La cosa che mi preme dire è che essendo successo di giorno, alla luce del sole, tutti potevano vederla, ma nessuno ha mosso un dito, nessuno ha detto nulla. Poi inutile dire che ho subito numerosissimi casi di catcalling, o di auto che si fermano e suonano. Questo avviene soprattutto di giorno, raramente di notte. Cosi come casi in cui la gente ti si ferma vicino e inizia a parlare per provarci con te.”
“[…] si è avvicinato un ragazzo con un forte accento straniero e molto più alto di me, iniziando a dirmi che ero una bella ragazza e che voleva il mio numero, io ho cercato di usare qualche scusa per rifiutarlo senza farlo incazzare troppo (“sono fidanzata, mi stanno aspettando le amiche in un bar, non ho il telefono” ecc.), poi ho cercato di allontanarmi in fretta, ma le vie erano deserte e lui ha accelerato il passo continuando a chiamarmi e a fare versi a pochi metri da me. Non ha smesso di seguirmi nemmeno arrivata in piazza Mazzini, con i negozi aperti e un po’ di gente in giro. A quel punto presa dall’ansia e non volendo fargli vedere dove abito (purtroppo anche di gente che ti segue fino sotto casa ne è piena Macerata) mi sono avvicinata alla bancarella di una libreria in piazza che per fortuna era ancora aperta, lui si è fermato ad aspettarmi a pochi metri, una coppia di turisti mi ha notata e si è avvicinata a chiedermi se stessi bene e quando loro hanno tirato fuori il cellulare lui è scappato.”
“[…] sono stata seguita da un tipo con la macchina, in pieno giorno. Stavo camminando […] e ad un certo punto un tipo (credo sulla sessantina) si avvicina dietro di me con la sua macchina (io stavo per attraversare), suona il clacson, come vede che mi muovo si muove nella mia direzione e come vede che non gli do corda comincia a strombazzare di brutto. Lì, anche se ero a pochi metri da casa, me la sono vista brutta. Ero terrorizzata.”
“Nel giro di una settimana e mezzo mi è capitato almeno tre volte. La prima volta al stradone che va dai giardini Diaz fino a corso Cairoli da un gruppo di ragazzi. Un ragazzo ha detto una cosa tipo: “Quanto sei bella, me lo fai venire duro”. La seconda volta da un gruppo di ragazzi dentro una macchina che hanno urlato “ah bella” con un’aggiunta di un bel vaff***** perché non gli ho dato corda. In quella strada ci stavo io e un signore a passeggio con un cane… nessun altro. La terza volta da un gruppo di ragazzi davanti Toto… Qualche apprezzamento. […]”
“In primavera inoltrata intorno alle 18 c’era ancora molta luce. Io ero al cellulare zona corso Cavour davanti all’università un tipo claudicante (mai più notato dopo l’episodio) mi ha ‘rallentato’ il passo mettendosi davanti a me. C’era un po’ di gente. Per 10 mt l’ho avuto davanti poi l’ho superato per accelerare il passo e rientrare a casa. Mi sono resa conto che mi seguiva perché il palazzo dove vivo ha una porta a vetri e ho visto il riflesso. […] Sono entrata e ho fatto per chiudere la porta, ma lui l’ha bloccata ed è entrato. […] Ho preso l’ascensore e lui mi ha seguita, al che nell’attesa ho detto: “Sì, ma nell’ascensore uno per volta”. Lui ha annuito mentre la porta manuale (quella esterna per capirci) si chiudeva, poi mi ha fatto il segno di sgozzamento con la mano. Ps. L’ascensore non segna i piani. Sono di corsa entrata in casa e mi sono barricata. […]. Ho sentito che saliva e scendeva con l’ascensore ai vari piani, dopo 20 minuti ha smesso, poi sono arrivate le mie amiche. Nei giorni successivi mi sono guardata intorno (oramai lo faccio sempre da allora) e ho cercato di girare più in compagnia che sola. non l’ho più visto. È stato abbastanza traumatico. […]”
“[..] una volta arrivata alla stazione ho notato che essendo domenica non c’erano autobus che salissero su in centro quindi ho chiamato un mio amico per farmi venire a prendere solo che ho dovuto aspettare un pochino quindi mi sono messa a parlare al telefono e quando ho chiuso la chiamata un ragazzo mi ha alzato il vestito e toccato il sedere e nel momento in cui me ne sono accorta lui è scappato.”
“Mi trovavo lungo corso Cairoli, aspettavo un amico che era in un negozio e guardavo il cellulare, quando un uomo di 65 anni si è avvicinato mi ha detto “belle cosce” e poi mi ha palpato il seno. Io ho sporto querela dalla polizia nel reparto specializzato in violenze sessuali (ho trovato tutte persone bravissime). Ovviamente non sapevo chi fosse, la polizia mi richiama dopo una settimana dicendomi che aveva un video di un ottico lì vicino. Dal video sono riuscita a riconoscere la persona in questione. Il procedimento è iniziato solo a maggio di quest’anno. E lo hanno condannato martedì a 18 mesi. Allego l’articolo.”
“[…] La macchinetta stava erogando il cappuccino quando nel frattempo mi si avvicina un uomo di colore in sovrappeso, mi chiede degli spiccioli ma chiaramente io avevo solo le monete del resto e lui era alquanto insistente quindi gli dico di avere solo venti centesimi e glieli do, lui comincia a ringraziarmi ed avvicinarsi sempre di più spingendomi verso le macchinette, e comincia a leccarmi una guancia… la sensazione più ripugnante che io abbia mai provato. Grazie a madre natura sono una ragazza imponente e sono riuscita a spingerlo, versandogli anche il cappuccino addosso. Per fortuna vivevo lì vicino e sono corsa a casa, ma ho avuto paura che mi seguisse e che sarebbe successo di nuovo nei giorni a venire. […] . Mi trovavo con la mia ex ragazza in frazione San Claudio, era pieno giorno, ora di pranzo. […] comincia a guardare la scollatura della camicetta estiva della mia ex (era estate) e le chiede: “Vuoi sco***?” lei si pietrifica e indietreggia, lui scende dal motorino e comincia ad arrabbiarsi perché lei non rispondeva, allora io cerco di frappormi fra loro e gli chiedo gentilmente di lasciare stare perché stiamo solo aspettando l’autobus, allora lui comincia a chiedere a me, io insisto nel dire che non sono interessata ma lui continua a chiedere e chiedere. Poi inizia a lamentarsi che nessuna donna vuole “scop***” con lui, io non sapendo cosa fare comincio a cercare di persuaderlo che più avanti (dove sapevo ci fosse un bar con solo degli uomini che giocavano a carte) ci fossero delle donne disponibili, allora rimonta e va dove gli ho indicato. Ci tengo a specificare che sono una ragazza che si presenta esteticamente in modo mediamente mascolino, nonostante questo mi è toccato vivere questi episodi. Per dire, lo stereotipo “se l’è andata a cercare con quell’abito succinto” non regge molto.”
“Un uomo sui quaranta/cinquanta anni (probabilmente ubriaco) si è avvicinato a me chiedendomi di vedere le mani e ha finito per abbracciarmi a sé dandomi un bacio in testa con insistenza. Fortunatamente ero con due amici che lo hanno subito allontanato, subito dopo abbiamo chiamato la polizia.”
“Un ragazzo agli ascensori ha seguito la mia amica fino ai bagni della stazione. Tempo fa, lo stesso ragazzo ha fatto la stessa cosa con un’altra ragazza che conosco con la solita scusa di chiedere una sigaretta.”
“Un uomo ai parcheggi appoggiato ad una Giulietta rossa con il pene di fuori… Io ero ferma allo stop ed ha provato ad avvicinarsi alla mia macchina. Sono riuscita a chiudermi dentro e partire prima che riuscisse ad avvicinarsi.”
“Purtroppo, capita tutti i giorni di ricevere molestie e/o catcalling. […] mi ricordo in particolare due episodi che mi hanno segnata particolarmente, in entrambi ero minorenne (su per giù 15/16 anni). Nel primo episodio mi trovavo davanti bulli e pupe (in centro) mentre aspettavo una mia amica e nel vicolo affianco noto un uomo, penso sulla 30ina che mi si avvicina e mi chiede da fargli palo perché doveva andare in bagno, ovviamente il mio cervello da ragazzina ha accettato, e mentre mi avvicinavo noto che quest’uomo invece che girarsi di spalle mi fa vedere le sue parti intime e inizia ad incoraggiarmi ad andargli incontro; ovviamente io corro nella parte opposta, la cosa veramente brutta è che era pieno pomeriggio estivo e Macerata era piena di persone che in quel caso erano indifferenti davanti ad una scena del genere. La seconda invece era con delle mie amiche […] e un gruppo di 10 uomini sulla quarantina inizia a fischiarci dietro, a dire frasi come “belle ragazze venite qua vogliamo solo parlarvi” e non ricevendo nulla da noi iniziano ad accelerare il passo per poi iniziare a correrci dietro. Da quel giorno io quando esco di casa la notte tengo le chiavi in mano e faccio passare ogni chiave tra ogni dito così da sentirmi più sicura. è devastante a livello emotivo e mentale.”
“[…] una macchina ha praticamente fatto il percorso con me inseguendomi lentamente, svariati apprezzamenti non richiesti ed addirittura da parte di questo gruppetto di ragazzi anche l’invito indecente di salire in macchina, ovviamente terrorizzata mi sono defilata. da quel momento sicuramente ne ho ricevuti parecchi, perché di sguardi maliziosi ne vedo ogni giorno. […]”
“[…] il catcalling ormai è la norma.”
“Episodi di catcalling mi capitano continuamente, forse perché essendo straniera (non so cosa può pensare un individuo nel vedere una straniera..). spesso mentre cammino sul marciapiede si affiancano le macchine, rallentano e chiedono se voglio un passaggio o fanno commenti o fischiano. Solitamente sono adulti o anziani. Sono anche stata seguita per strada, sia da italiani che da stranieri. […]”
“Principalmente mi è successo per strada che le auto suonano, ogni giorno, anche oggi. Qualunque cosa indossi, sia gonna, pantaloni lunghi o corti, non fa differenza. Una volta mi sono addirittura messa a piangere: dovevo fare il tratto che va da Macerata centro fino al mc Donald di Piediripa, ero con la valigia perché dovevo tornare a casa, e mi hanno suonato ben 36 volte (le ho contate). Ormai uno ci fa l’abitudine ma non dovrebbe essere una cosa normale.”
“Guarda in realtà a Macerata mi è capitato più di qualche episodio, i più rilevanti e che ricordo:
1) Nel tardo pomeriggio, in pieno centro (rampa zara), un tipo sulla quarantina suona il clacson e fischia. Poi ferma la macchina, abbassa il finestrino e mi fa vedere che si lecca le labbra con la lingua.
2) Zona coop, dovevo andare a fare spesa, uno mi inizia a seguire a piedi, inizia a dirmi cose da dietro. Pensando di averlo seminato entro alla coop e dopo poco me lo ritrovo letteralmente dietro di me a 1 metro a fissarmi. […]
3) Autobus circolare di macerata, ora di cena. Eravamo solo io e un sessantenne sul bus nei posti più dietro e lui inizia a guardarmi con faccia inquietante e subito dopo a toccarsi il membro.”
“Un ragazzo sui 30 anni si è avvicinato e, dopo aver fatto numerosi “apprezzamenti” da noi ovviamente non richiesti, ci ha chiesto se potessimo dare lui un bacio.”
“[…] è capitato spesso che qualcuno mi fermasse per strada per dirmi qualcosa a proposito del mio fisico o anche fischi. Andando verso la tabaccheria ho visto venire dalla parte opposta un uomo che avevo già incontrato in precedenza sui 50/60 anni (presumo), altezza media, in carne, capelli bianchi e occhi visibilmente scavati. Quest’uomo, di cui purtroppo non so il nome nonostante l’avessi già incontrato e frequenta corso Cairoli spesso, passando mi dice “Buongiorno bella”, ma io continuo per la mia strada con sguardo rivolto verso il basso. Prendo il biglietto in tabaccheria e mi dirigo in direzione viale Trieste per prendere il bus. Uscendo dalla tabaccheria lo rincontro e rivolgo nuovamente gli occhi verso il basso per non incrociare lo sguardo. Lui mi ferma mettendosi davanti a me e mi chiede se avessi 50 centesimi da prestargli. Io rispondo di no con la testa, senza parlare e lui mi chiede in inglese se avessi 50 centesimi da prestargli, pensando che non avessi capito e fossi straniera. A quel punto io alzo lo sguardo e dico “No, mi dispiace”. Lui, a quel punto, incrociando il mio sguardo, mi dice “Okay” e allunga le mani verso il mio seno. Io d’istinto mi sposto, ma, essendo un gesto che non mi aspettavo, non ho fatto in tempo a scansarmi del tutto, per cui è riuscito a sfiorarmi. Mentre questo stava avvenendo sotto gli occhi di tutti e alla luce del sole (era mattino presto), lui prosegue per la sua strada. Io rimango congelata nella mia posizione, pensando che ciò che stava accadendo non fosse reale. Una signora mi “viene in soccorso” essendo stata testimone di tutta la scena e avendo visto tutto. Io non ho avuto la forza di reagire e/o dire qualcosa a quest’uomo perché da un lato non mi aspettavo il gesto dall’altro ero rimasta come bloccata, per cui non mi sono girata neanche a capire dove fosse per dirgli qualcosa.”
“[…] Ci passa accanto una macchina con tre ragazzi dentro. Rallentano, abbassano i finestrini e iniziano a chiamarci con l’esclamazione “belle”, ripetuta più volte. Noi continuavamo a camminare facendo finta di niente, finché ad una certa si fermano e il ragazzo seduto dietro apre lo sportello della macchina chiedendoci di entrare. Io con il piede chiudo lo sportello e rispondo male, perché sinceramente la situazione stava iniziando a diventare molto pesante. Quello che guidava, evidentemente conscio del fatto che stavo reagendo male, accelera e sempre il ragazzo seduto dietro si affaccia al finestrino e ci urla delle parole incomprensibili, probabilmente insulti in un’altra lingua. Poi sono andati via.”
“[…] uscendo dal locale salutai con un semplice ciao dei clienti del bar in cui lavoravo, e mi incamminai verso casa, andando via uno di questi iniziò a gridare il mio nome, e continuò a chiamarmi ripetutamente e con insistenza, notando questo suo atteggiamento continuai a camminare ignorandolo, non volevo dargli corda.Ad un certo punto iniziò a seguirmi e io, di conseguenza, a camminare più veloce, fino a correre. La mia paura era che scoprisse dove abitassi e per tutelarmi iniziai a correre per seminarlo, mi nascosi dietro una macchina abbassandomi, non c’era nessuno tranne che una coppia di fidanzati, ma fecero finta di niente. Mi spaventai perché lui urlava il mio nome come se fosse indemoniato. Per fortuna il nascondiglio funzionò, aspettai qualche minuto accovacciata, assicurandomi che lui fosse andato via e tornai di corsa a casa pensando “meno male non ha scoperto dove abito.”
“Catcalling ormai all’ordine del giorno: spesso vado a correre e capita continuamente di ricevere fischi, suoni di clacson e le classiche urla per attirare la mia attenzione.”
“[…] mentre stavo tornando a casa con una mia coinquilina ci hanno suonato almeno tre macchine e ogni volta che uscivamo di sera chiedevamo al nostro coinquilino maschio di chiamarci o accompagnarci per il tragitto. Purtroppo, anche dove lavoro o le serate durante il weekend è successo.”
“Ogni volta che devo prendere l’autobus, ogni singola volta, vengo fissata dagli uomini, ma fissano in modo insistente come se non avessero mai visto una ragazza. […] io stavo andando a casa da una mia amica, percorro le vie del centro e un tipo mi ferma chiedendomi che ore sono, io rispondo cordialmente, ma poi questo signore, di punto in bianco, mi chiede se voglio fare sesso con lui. Io declino e me ne vado. Così lui mi insegue e continua con le richieste e urla per la via. al che ho chiamato un mio amico […] e gli spiego la situazione. Lui ovviamente preoccupato viene verso di me per non farmi fare la via da sola con questo tizio che mi seguiva in maniera insistente. poi ho un altro caso, che è accaduto proprio ieri! Prendo il treno alla stazione di macerata, entro nella cabina del treno e un signore dal nulla insulta me e le mie dandoci delle “putt***”, semplicemente perché ci siamo sedute nel suo stesso vagone, è dovuto intervenire il controllore e sono state chiamate le forze dell’ordine.”
“[…] non ti fidi a girare da sola per un lasso di tempo troppo lungo. Infatti capitano continuamente episodi di catcalling. Più volte ho attirato attenzioni indesiderate di ragazzi, e tutte le volte ho avuto il timore di una “brutta” reazione al mio rifiuto. […] Ogni luogo è potenzialmente pericoloso e per questo sconsiglierei a qualsiasi ragazza di non girare mai da sola, purtroppo anche di giorno.”
“[…] un gruppo di ragazzi dietro di me hanno cominciato ad urlare. Io sentivo i loro passi farsi sempre più vicini, quindi mi sono spaventata, ho cominciato a camminare sempre più velocemente. Ho preso il cellulare in mano per simulare una conversazione, continuavo ad andare sempre più veloce, fino a che alla fine si sono fermati loro una volta che sono arrivata alla fine del corso, e loro si erano fermati sull’ultimo bar del corso. Poi ovviamente capita praticamente ogni volta che esco che qualcuno mi suona con l’auto o mi urla. Ormai essendoci abituata non so riferire un caso specifico.”
“Ormai episodi di catcalling sono all’ordine del giorno […] era mezzogiorno, ed ero vestita con pantaloni lunghi e maglia a mezze maniche. Lo dico proprio per andare contro al solito stereotipo della ragazza che gira di sera con la minigonna. […] In questi 10min […] mi hanno fischiato 2 volte, un signore mi ha urlato dall’altro lato della strada il solito “a bella!” per più volte […] sempre durante questo tragitto mi hanno suonato 3 auto. Mi sono sentita impotente, avrei voluto fare qualcosa per farli smettere ma non potevo fare nulla. Sembravano alternarsi (prima un fischio, poi un altro con il clacson, poi un altro che urla), non ho avuto un momento di pace. […] era sera e da casa mia (corso Cairoli) dovevo raggiungere il mio ragazzo in centro, che mi stava aspettando assieme ai suoi amici. Mi aveva più volte detto di avvisarlo quando mi sarei avviata da casa mia, perché voleva venirmi incontro […] però non avevo ancora ben capito il potenziale pericolo, pensavo di poter camminare tranquilla, almeno alle nove di sera. Così sono uscita senza avvisarlo. Sono partita da sola, e durante il tragitto un uomo adulto italiano (anche questo per andare contro lo stereotipo dello straniero) che era dalla parte opposta della strada attraversa e mi chiede indicazioni per andare verso il centro. Io rispondo che doveva continuare ad andare dritto. Lui però scatta, mi afferra e mi strattona per il braccio e mi dice “allora perché non mi accompagni?” io sono rimasta pietrificata. Ci siamo fissati per almeno 10secondi, non so cosa sia successo ma dopo essere rimasta in silenzio e averlo fissato fermamente negli occhi, quest’uomo ha lasciato la presa ed è scappato via. Per paura che potesse rispuntare da una via ho chiamato il mio ragazzo che ha iniziato a correre per venire da me; fortunatamente è arrivato perché, poco dopo, quello stesso uomo si è riavvicinato, ma avendo visto che non ero più da sola si è allontanato facendo finta di nulla. Altro episodio subito, è stato di un mese fa, erano le 19 […] di fronte al negozio Prisma e 5 uomini (italiani e adulti anche in questo caso) si sono avvicinati a me. Uno di loro, molto grosso, mi viene addosso, facendosi spazio col petto e la pancia e mi dice “ma quanto sei bella! io mi sono innamorato!” e un altro accanto, della stessa stazza, mi sfiora il braccio. In questo caso non sono rimasta paralizzata, ma ho continuato ad andare dritta, facendo lo slalom tra loro, e guardando in basso. In quel caso avevo con me lo spray al peperoncino (comprato proprio perché troppe volte ho avuto casi di catcalling e la cosa mi preoccupava) ma non ho avuto il coraggio di usarlo essendo in 5. Non ho nemmeno proferito parola, perché non sapevo come avrebbero potuto reagire. Ci tengo a dire che anche in questo caso indossavo maglietta a maniche corte accollata e pantaloni lunghi. Sono andata via, ma questa cosa mi ha segnato talmente tanto che qualche giorno dopo, ero a lezione, ho avuto un flashback e sono corsa in bagno a piangere. Mi sono sentita completamente inerme ed impotente. Tutti i casi di catcalling e molestie subite sono avvenuti da uomini italiani che potrebbero tranquillamente avere l’età di mio padre. […].”