Cosa farò da grande?

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«L’astronauta!»
«Il pilota!»
«La principessa!»

Siamo in terza elementare. La maestra, in classe, ha appena fatto una domanda. Una domanda importante, che i bambini scrivono subito sul quaderno:

“Cosa vuoi fare da grande?”.

La pagina del quaderno è bianca, pronta per essere riempita con le risposte. C’è il piccolo Giulio, che ama gli animali e da grande li vorrebbe curare. Poi c’è Caterina, che ha deciso di fare l’astronauta; Lucia, che vuole diventare poliziotta, proprio come il suo papà, e Cesare, che si sente nato per fare il pilota. I sogni dei bambini non hanno freni. 

A 9 anni ci sentiamo totalmente liberi di scegliere e, in questo senso, la pagina bianca è una metafora perfetta della mente di un bambino, che ha “carta bianca” sulla propria vita. Nei bambini non c’è paura di sbagliare, di non farcela, di non prendere la decisione giusta, nessun timore di giudizi esterni. 

Crescendo, ed è normale che sia così, le cose si complicano un po’. La stessa bambina, che a 8 anni non ha avuto remore a rispondere alla maestra «da grande voglio fare la principessa, perché voglio portare la pace nel mondo», inizia a crescere.

«Tua madre è una dentista, non ti piacerebbe curare i denti come lei?»
«Vuoi fare l’attore? E poi i soldi a casa chi li porta?»
«I tuoi cugini sono molto bravi in matematica. Non ti piace proprio questa materia?»
«Cominci a essere una donna, è ora di smettere di disegnare e iniziare a occuparti di cose serie per il tuo futuro»
«Ma l’impresa di famiglia va avanti da generazione in generazione…»

Man mano che cresciamo, crescono anche le aspettative, i dubbi, le paure, il senso di responsabilità. Quando, a 14 anni, ci viene chiesto di scegliere la scuola superiore, forse quella decisione rappresenta il primo grande gradino di una lunga scala, fatta di scelte, più o meno difficili, che percorreremo durante la nostra esistenza.

Il termine “decisione” viene dal latino de-cidere, che significa “tagliar via”. Perciò – che ci sia consapevolezza o meno – quando prendiamo una scelta riguardante il nostro futuro, inevitabilmente abbiamo la sensazione, e a volte è proprio così, di “tagliar fuori qualcosa”. Cosa tagliamo via? Il consenso della nostra famiglia? Le possibilità di trovare lavoro e di guadagnare soldi? I nostri sogni? I valori in cui crediamo? La vicinanza di casa? Le amicizie?

Come si fa a essere sicuri di qualcosa di così grande e importante, come la scelta della scuola superiore, a soli 13-14 anni?

Con l’adolescenza fanno capolino anche nuove paure, come la paura del rimorso o dei rimpianti. Si intensifica il bisogno di confronto e dei paragoni. C’è poi da aggiungere che una persona molto giovane – soprattutto in un periodo delicato come le medie – può non conoscersi ancora così bene (e come non capirla, nel momento che nemmeno gli adulti conoscono loro stessi a menadito?) e perciò può avere difficoltà a orientarsi e a trovare la propria strada.

Se questo articolo finisse qui, che tristezza sarebbe! La storia di tanti ragazzi lasciati soli, in balia di sentimenti contrastanti, alla deriva. 

Fortunatamente, oggi la società si sta sempre più rendendo conto della necessità di accompagnare i giovani con le loro famiglie, prenderli per mano, e non farli sentire abbandonati di fronte alle scelte che riguardano il loro futuro. Informagiovani, ad esempio, che rientra tra i servizi gratuiti proposti dalla Cooperativa Il Faro, è un servizio di informazione, orientamento e consulenza e ha come obiettivo proprio quello di dare alle giovani generazioni supporti informativi e interventi di orientamento, così che possano compiere decisioni consapevoli e nel pieno rispetto delle loro personalità e attitudini.

A tutti gli effetti, in questi luoghi i ragazzi e le loro famiglie non trovano giudizi, ma supporto e aiuto concreto, non conducenti ma compagni di viaggio, con cui dialogare di possibilità, scolastiche o lavorative, e ampliare gli orizzonti delle scelte. Luoghi che si pongono l’ambiziosa quanto nobile finalità di non abbandonare le famiglie, e lasciare che le nuove generazioni possano anche abbracciare l’idea che sì, è normale provare paure, dubbi, contraddizioni interiori (“mi contraddico? Va bene, e allora mi contraddico. Sono vasto, contengo moltitudini”, scriveva Walt Whitman).

In fondo non dovremmo temere, nemmeno in età adulta, di rimetterci in discussione e chiederci, ancora una volta, “Cosa farò da grande?”.

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