Esiste un tempo per tutti e tutte: l’ambientamento all’asilo nido

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Il tempo rappresenta un elemento verso cui tendiamo sempre a provare sentimenti di avversione, soprattutto pensando all’inesorabilità del suo scorrere: momento dopo momento corriamo e ci affanniamo nel tentativo disperato di raggiungere traguardi, ci adattiamo a qualcosa che è situato all’infuori di noi, cerchiamo di stare al passo, lasciamo da parte lo sviluppo naturale che la sensibilità di ciascuno e ciascuna richiederebbe.

“Una corsa contro il tempo!”

… è la frase che spesso ripetiamo nel corso della nostra vita: questa gara per raggiungere a tutti i costi un obiettivo avendo – o meglio pensando di avere – pochissimo tempo a disposizione.

Ma è davvero così

 Il tempo deve per forza rappresentare un nemico da sfidare ogni giorno?

Non sarebbe meglio lasciare che l’individualità di ognuno e ognuna, lentamente e con i propri tempi, si sviluppi senza avere la presunzione che la sua crescita debba sopraggiungere seguendo ritmi prestabiliti?

Ambientamento: il rispetto per la naturale espressione e crescita del proprio sé

Maria Montessori, già il secolo scorso, aveva intuito nella sua filosofia quanto il tempo non costituisse un qualcosa a cui doversi adattare, ma un elemento malleabile sulla base del bambino e della bambina: materiali, oggetti, sedie, tavoli… tutto nelle aule montessoriane era disposto per rendere possibile la naturale espressione e crescita del proprio sé.

Un modo per non incasellare bambini e bambine nella tirannia di standard temporali, ma per permettere a ciascuno e ciascuno di seguire l’andatura – a volte più lenta e impacciata, a volte più veloce e decisa – del proprio io interiore, unico e irripetibile.

Ogni cambiamento, grande o piccolo che sia, porta con sé numerose esperienze nuove da vivere e sfide da affrontare. Ma, soprattutto, ogni cambiamento richiede tempo: l’entrata al nido d’infanzia ne rappresenta tra i più delicati esempi.

Un susseguirsi di novità che comporta per i piccoli e le piccole l’allontanamento da un mondo familiare ben conosciuto e l’affacciarsi ad un ignoto universo nuovo fatto di bambini, bambine, educatori, educatrici, stimoli inattesi e ambienti tutti da scoprire.

E in questo passaggio, così delicato e ricco di sorprese, il rispetto del tempo naturale di ciascuno e ciascuna è reso possibile dall’ambientamento: quel periodo che vede genitori, minori, educatori ed educatrici condividere uno stesso spazio per un certo periodo.

Ma vediamo meglio come – questa soluzione che consente di vivere la prima esperienza di separazione senza bruschi passaggi – può essere realizzata.

Il tempo per accogliere il bambino o la bambina nella nuova struttura può essere più graduale, riducendo la sua presenza sino al raggiungimento della piena presenza autonoma del minore, oppure più immersivo nell’intera routine del contesto educativo, dove il bambino o la bambina e un caregiver trascorrono l’intera giornata al nido per tre giorni consecutivi. Il ruolo attivo spetta al genitore: sarà il genitore ad occuparsi del pasto, del cambio pannolino e della nanna.

Qualunque sia il metodo utilizzato, l’ambientamento costituisce un modo per far sì che l’imperativo della velocità non si scagli su nessuno e nessuna degli attori coinvolti: non solo su bambini e bambine – che con i loro tempi imparano a familiarizzare con la nuova routine – , ma neanche su educatori, educatrici, mamme, papà.

Per i genitori, infatti, prendere consapevolezza dell’importanza di questo delicato momento di passaggio e partecipazione condivisa rappresenta un modo per vivere questa esperienza non come uno spreco di tempo, un sacrificio di ore lavorative spese dietro ad un fine di cui non si comprende realmente il senso, ma come un’opportunità per conoscere, osservare, crescere.

Per gli educatori e le educatrici rappresenta un tempo prezioso per stabilire un rapporto di fiducia reciproca con la famiglia e per conoscere, senza la pretesa di imporre proprie gabbie qualitative di carattere, l’essere unico e irripetibile che si trova davanti.

 “Nella teoria della relatività non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo”. Stephen Hawking

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