Passiamo del tempo insieme? La bellezza dell’incontro intergenerazionale

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Intergenerazionale: un dialogo da ri-aprire

Ultimamente si sente spesso parlare di intergenerazionalità o educazione intergenerazionale: un termine che suona quasi distaccato, mentre in realtà custodisce un significato bellissimo.

Andiamolo a scoprire.

Composto da inter– e generazionale, letteralmente significa “che mette in relazione generazioni diverse”.

In questo articolo ci occuperemo in particolare della relazione intergenerazionale tra le persone anziane e i bambini e bambine, non solo perché come Cooperativa abbiamo già sperimentato la bellezza dell’intergenerazionalità (vedi l’evento OH VITA! oppure la festa a Gualdo) ma per il fatto che queste due generazioni sono le più lontane tra loro.

Una lontananza, in realtà, non solo “cronologica”: la tendenza degli ultimi decenni è stata quella di assistere a una marginalizzazione degli anziani e delle anziane, che spesso restano esclusi da una vita moderna sempre più frenetica, con conseguenze negative sul loro benessere psico-fisico.

Un divario ancora più sentito se pensiamo che fino a una generazione fa nelle case italiane convivevano un numero elevato di persone e coesistevano più generazioni. L’intergenerazionalità era la normalità. Oggi, molti bambine e bambini non convivono con i propri nonni e nonne, anzi spesso quest’ultimi sono lontani, e trascorrono gran parte del loro tempo a scuola, dove è assai più probabile che si interfaccino con una generazione più giovane rispetto ai propri nonni e nonne. Come racconta egregiamente il filosofo Salvatore Natoli:

“Una delle ragioni più tragiche della perdita di qualità nella vita contemporanea è stata la rottura tra vecchi e giovani; la continuità dell’esperienza è stata interrotta e quindi ognuno deve cominciare daccapo. I vecchi, non sapendo più a chi comunicare il loro patrimonio di esperienza, inaridiscono; mentre i giovani non crescono o crescono male, perché non hanno un’esperienza con cui confrontarsi”

Ecco allora che è la stessa struttura sociale moderna, in cui emerge una bassa natalità e una popolazione sempre più anziana grazie all’allungamento dell’aspettativa di vita, a necessitare un cambio di paradigma culturale, un nuovo modo di vivere, più sensibile, in cui le persone anziane “si trasformino, da target passivo dei sistemi socio-sanitari, a risorsa per la società”.

La bellezza dell’intergenerazionalità: i benefici

È in questa fotografia della nostra comunità che si inserisce la bellezza dell’intergenerazionalità. Lo scambio intergenerazionale è un importante spazio di dialogo, relazione e nuove conoscenze esperienziali che giova sia alle persone anziane, sia ai bambini e alle bambine. Infatti, come si legge nel libro “Progetto sapienza. Per una pedagogia del corso della vita”:

“I giovani sanno fare cose che gli anziani non hanno mai provato a fare o non sanno fare più; gli anziani hanno, però, un patrimonio di storia e di esperienza che i giovani non hanno avuto tempo per accumulare. Insieme possono […] costruire un’intercultura nuova, adatta ad una fase storica di alta problematicità, fatta di incertezze, di crisi, ma anche di stupefacenti intuizioni.”

Un benessere condiviso, quello degli scambi intergenerazionali, un far fiorire entrambe le generazioni, grazie a molteplici benefici:

  1. Un antidoto contro la solitudine delle persone anziane

In primis, questo nuovo agire educativo aiuta a contrastare e/o prevenire l’isolamento socio-affettivo delle persone anziane, riducendo la loro solitudine. Ad esempio, spesso purtroppo le strutture e residenze per anziani e anziane ci sembrano distaccate dalla società. È nel luogo, fisico e mentale, del dialogo di queste due generazioni che le case di riposo, e chi le ospita, riacquisiscono quella centralità che merita. In Italia, così come nel resto del mondo, non sono troppo rare le strutture in cui coesistono asili e case di riposo.

  1. Un trasferimento di valori, credenze, memorie e prospettive storiche

L’incontro intergenerazionale permette un trasferimento di valori e del patrimonio storico-culturale di cui le persone anziane sono portatrici. Come scriveva il filosofo Amadou Hampâté Bâ: “ogni anziano che muore è paragonabile ad una biblioteca che brucia.” Le persone anziane sono custodi preziosi di storie, tradizioni, memorie. Questo ponte che si crea favorisce un collegamento con il nostro passato e il futuro, che i bambini e le bambine rappresentano.

  1. Un miglioramento della qualità della vita per entrambe le parti

I bambini e le bambine, si sa, sono un vulcano di energia e vitalità. La condivisione di attività, che siano giochi, racconti, laboratori, piccoli esercizi motori, rappresenta una fonte inestimabile di stimolazione cognitiva per le persone anziane. Inoltre, il loro entusiasmo è contagioso!

  1. Connessioni positive e importanti nella e per la crescita dei bambini e delle bambine

Le figure più anziane rappresentano per quelle più giovani dei rifugi e danno senso di protezione e di amore. Chi di noi non ricorda con affetto i momenti trascorsi con i propri nonni e/o nonne? Inoltre, la società occidentale è restia a trattare temi importanti come l’invecchiamento, la malattia e la morte: l’intergenerazionalità può contribuire a gettare le basi per plasmare adulti di domani, individui consapevoli e più sensibili, che potranno contribuire alla costruzione di una società più giusta.

  1. Educare al rispetto delle diversità

In una società sempre più individualista e frenetica, il valore delle relazioni intergenerazionali assume un significato ancora più importante. La diversità, in questo specifico quella che intercorre tra minori e figure anziane ma più in generale qualsiasi diversità, è fonte di arricchimento: gli scambi intergenerazionali educano i bambini e le bambine alla solidarietà, al rispetto, alla compassione, all’empatia, alla diversità.

Quella dell’intergenerazionalità è una vera e propria sfida educativa che si fa rivoluzione culturale capace di accogliere il valore della reciprocità, della condivisione e della diversità.

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